Raggiera Triduo dei Morti di Gandino

scroll.svg

Il secondo fine-settimana di quaresima (sabato, domenica e lunedì) la comunità di Gandino celebra solennemente il Sacro Triduo dei Defunti. Il culto dei morti è sempre stato particolarmente sentito in area bergamasca e già nel 1736 abbiamo testimonianze documentate del Sacro Triduo. La Basilica di Gandino si presenta in questi giorni adornata in maniera sublime con suppellettili di grande valore.

Cos’è il Triduo. Si tratta di tre giorni di intensa preghiera per il suffragio dei defunti e più precisamente per le anime di coloro che, nel Purgatorio, attendono il passaggio al Paradiso. Questa particolarità implica necessariamente la preghiera di tutta la comunità terrena per quella celeste; chi infatti può conoscere il destino dei propri cari?

Il Triduo non ha nulla a che fare con l’Ottavario dei Defunti che si celebra come in tutta la Chiesa nel mese di novembre, pregando per le anime dei fedeli defunti.


La seconda domenica di quaresima, il Vangelo della Trasfigurazione
.
La scelta di celebrare il Triduo la seconda domenica di quaresima è legata all’antico uso di introdurre la quaresima con le Sante Quarantore o i Sacri Tridui, alternative religiose ai bagordi carnevaleschi.

In seguito, per permettere la partecipazione dei numerosi sacerdoti e dei fedeli anche al Triduo delle comunità natali o vicine, invalse l’uso di distribuirli lungo il periodo quaresimale e pre-quaresimale.

Se quello di Gandino spicca per la solennità delle funzioni e la grandiosità degli apparati, sono da segnalare anche i Tridui di Cazzano S. A. (due domeniche prima di carnevale), Leffe (una domenica prima di carnevale), quello di Barzizza (ora nel mese di novembre ma anticamente la domenica di carnevale), Peia e Vall’Alta (la 1^ domenica di Quaresima), Vertova e Cirano (la 3^ domenica di quaresima) e Casnigo (la 4^ domenica di Quaresima).

Il Vangelo che viene proclamato nella seconda domenica di quaresima è quello della trasfigurazione che si inserisce bene nel cammino di conversione proposto nel periodo quaresimale derante la quale la Chiesa raccomanda le opere di misericordia corporale e spirituale, in particolare: “seppellire i morti e pregare Dio per i vivi e per defunti”. La stessa Chiesa si trasfigura come Cristo a immagine del Paradiso.


L’apparato
. E’ consuetudine barocca allestire le chiese per le festività eucaristiche con imponenti “macchine” lignee. Il primo grande apparato gandinese venne realizzato da Donato Fantoni nel 1777 per un costo di 958 lire. Sul disegno dell’opera si notano due proposte sia per la raggiera che per le piramidi e la presenza di un terzo gradino per l’altare, una sorta di innalzamento del basamento su cui tutta la struttura si reggeva.

L’apparato più sobrio e piccolo di quello attuale deluse i gusti e le richieste dei gandinesi che, saldato il pagamento si rivolsero a Antonio Caniana per un nuovo progetto (del costo di 21,10 lire). Nel 1788 G. Battista Caniana, scultore, realizzò il nuovo apparato per una spesa totale di ben 4510,10 lire! Che cosa rimane dell’opera fantoniana nell’attuale struttura? Rileggendo il disegno del Fantoni, conservato presso il museo Fantoni di Rovetta, e confrontandolo con l’apparato attuale si nota una curiosa analogia fra le piramidi: l’andamento delle volute e dei decori è molto simile.

Fu quindi probabilmente inglobato nell’attuale macchina ad eccezione della raggiera. La struttura del Caniana fu montata per la prima volta nel 1790. La raggiera è larga 5,6 metri ed è posta a un’altezza di 11 metri. Fu elettrificata nel 1928, fino ad allora le candele erano di cera e nei raggi ardevano lumi ad olio che appositi incaricati accendevano manualmente durante le funzioni.

Completa l’addobbo un grande postergale (drappo che chiude la parte posteriore della raggiera coprendo l’impalcatura che la sostiene), oggi in damasco rosso, ricordo del manto purpureo con cui fu rivestito Cristo durante la passione.

L’originale era a righe gialle e rosse in seta.


Significato dell’Apparato.
Cuore dell’intero allestimento è la raggiera composta da una serie di cerchi concentrici e arricchita da  statue d’angelo e teste di cherubini. Da essa si dipartono i raggi, 16 larghi e 16 più stretti illuminati da luci colorate e altri raggi più corti in secondo piano. Simboleggia l’ordine e la gloria del paradiso dove le anime dei defunti (le luci) hanno trovato posto in contemplazione della Santissima Trinità. Al centro viene esposto il Santissimo Sacramento, presenza reale di Cristo che promuove l’unione tra la chiesa terrena e la chiesa celeste. L’atmosfera di intensa preghiera all’ostensione del Corpo di Cristo rende sensibile la vicinanza di coloro che vivono nell’eternità (la loro luce è ancora accesa!). Più in basso, sulle piramidi, trovano posto 136 candele che simboleggiano le anime purganti che anelano ad entrare in Paradiso. Le numerose candele in chiesa sono l’immagine dei fedeli che debbono mantenere ardente e luminosa la loro condotta di fede.

L’uso della luce è certamente uno degli elementi più importanti per il Triduo. Contemplare le vivaci fiammelle tremolanti nell’austera penombra della Basilica disposte a salire fino al cuore della raggiera era sicuramente toccante. Cristo. Luce del mondo, irradia dal Paradiso il suo calore di cui ogni singola fiamma e quindi ogni cristiano diviene riflesso.


Il catafalco.
Al centro della chiesa viene disposto il cero pasquale, memoria della resurrezione di Cristo che sconfisse la morte per l’intera umanità. Poco distante una grande coltre funebre settecentesca, di velluto nero, preziosamente ricamata in oro e seta policroma, riveste il catafalco. E’ l’immagine di tutte le tombe terrene e del passaggio della morte fisica cui tutti siamo destinati. Al riposo dei defunti allude il cuscino soprastante. La sua collocazione in asse con la raggiera, e dunque con il paradiso, indica la funzione della morte come “porta” alla vita ultraterrena. Quattro immagini sono preziosamente ricamate sui lati del catafalco: la resurrezione di Cristo, la resurrezione di Lazzaro, la resurrezione dei morti alla fine dei tempi e la morte di San Giuseppe (invocato per una buona morte).


I lampadari.
Nel 1816 vennero commissionate a Giovanni Coghetti 27 “placche” per il Triduo. Lo scultore però morì quello stesso anno. Gli succedette nell’opera, ritirando legname e commissione, Luigi Pietroboni di Lovere, intagliatore. Possiamo riconoscere in queste placche i lampadari a colonna con mascheroni: oggi ne rimangono 25.

In seguito furono costruiti i 4 lampadari maggiori che pendono dalla cupola.


I macabri.
Oggi esposti al Museo della Basilica, tra il 1757 e il 1761 furono ordinati al pittore Giovanni Radici i quadri raffiguranti gli scheletri per  le colonne interne della Basilica, da posizionare per le feste dei defunti.

Queste curiose figure rappresentano tutti gli uomini (re, papi, cardinali, ministri e semplici lavoratori) perche si ricordino che un giorno tutti moriranno e che saranno giudicati. Sulle tele sono dipinti degli scheletri abbigliati con gli attributi del “mestiere” svolto in vita.

Tutti infatti, siamo uguali davanti alla morte.


La confraternita del Suffragio.
Nel 1672 venne istituita la Confraternita del Suffragio dei Morti che aveva la sua sede all’altare dei morti, in Basilica, già edificato dal consorzio della Misericordia (attivo dal XIII secolo e che si dedicava alle opere assistenziali). La Confraternita si trasferì poi nell’omonima chiesa in fondo al sagrato, dopo la sua costruzione avvenuta nel 1683, diffondendo la venerazione alla Madonna Addolorata, modello di perfezione anche di fronte al mistero della morte.


Come si finanziava anticamente il Triduo? Con raccolte porta a porta di fieno e melicone (melgotto – mais). IlI prodotti venivano poi regolarmente messi all’asta pubblica tramite avviso della fabbriceria parrocchiale. Dalla vendita giungevano cospicui proventi utilizzati per i contrappunti, il canto, gli apparati e le numerosissime messe. Vi erano inoltre raccolte annuali di offerte e appositi legati pii.


Funzioni e Musica.
La ricchezza di apparati ha portato nei secoli alla strutturazione di solenni riti e momenti di preghiera ben precisi durante il Triduo. Il programma affisso alle porte della chiesa può aiutare a orientarsi. Certamente meritano menzione le funzioni pomeridiane per le quali la raggiera è stata concepita essendo pensata per l’esposizione eucaristica. Grande importanza riveste la musica, storicamente eseguita con particolare cura dalla locale schola cantorum e dai maestri organisti e musicisti ospitati per l’occasione. Per il Triduo gandinese sono stati composti numerosi brani sacri tra i quali spicca il celebre Miserere del Maestro Luigi Canali. Il frequente cadenzato rintocco delle campane della basilica scandisce il tempo di questi tre giorni, memoria della permanenza di Cristo nel sepolcro, assicurando ai fedeli la pace eterna in nome della sua Risurrezione.

Nella stessa categoria...